Il Reverendo Don Valerio Pennasso, Direttore dell'Ufficio Diocesano per i Beni culturali della Diocesi di Alba e delegato vescovile per i Beni culturali della Diocesi di Alba, mi ha diffidato dal pubblicare dati ricavati da registri parrocchiali. Per atto di cortesia verso il Dirigente suddetto, anche se mi spiace di volontariamente interrompere, faccio presente che il servizio di ricerca e pubblicazione dei dati storici è annullato.
Nati dal 1801 al 1820 | Nati dal 1821 al 1840 | ||
DECESSI
Non pensavo più al mio desiderio di rendere gratuitamente un servizio ai miei compaesani con la decrittazione degli atti di nascita, morte e matrimonio, quando un mio dotto conoscente, nel Gennaio del 2012, così mi scrive:
"""""Navigando su internet per le mie ricerche genealogiche ho trovato il suo sito e, quando ho visto il link ai registri parrocchiali di Monforte d’Alba ho avuto un sussulto ma, dopo essere entrato ho letto il messaggio della diffida alla pubblicazione dei dati da parte della Diocesi.
Che peccato, proprio non capisco certe “chiusure”!!! Forse i nostri sacerdoti pensano che se ne faccia “commercio”?!!! mentre invece è un modo per salvare la nostra storia.
Sono due anni che sto lavorando su documenti di archivi, molti on-line (specie per parenti emigrati in Francia) altri negli archivi parrocchiali o in quella della Diocesi di Cuneo; in questo caso li fotografo e poi li studio a casa.
Grazie ad un software gratuito scaricato da internet ad oggi ho un data base di circa 3000 persone fra loro in qualche maniera collegate""""".
Un esperto in materia mi scrive:
""""""Per quanto riguarda l'ammirevole lavoro da lei svolto sui registri parrocchiali di Novello e Monforte, sono sconcertato dal fatto che il direttore dell'ufficio per i beni culturali della Diocesi di Alba l'abbia diffidata dal pubblicare il prezioso materiale. Esso infatti, rappresentando una parte integrante della memoria storica locale, dovrebbe essere patrimonio di tutti e non soggetto a una sorta di "copyright" (trattandosi di atti antichi, non si possono neppure addurre le norme sulla privacy). Peraltro esistono siti in cui sono stati divulgati gli atti figuranti nei registri parrocchiali di varie località. Mi chiedo quindi quali motivazioni abbia potuto addurre il suddetto direttore nel comminarle la diffida.
Personalmente ho fotografato varie centinaia di atti di nascita, matrimonio e morte presso archivi parrocchiali italiani e i relativi parroci non mi hanno frapposto nessun ostacolo, anzi mi hanno aiutato. Le dirò di più: gli uffici dello stato civile di parecchie località piemontesi (fra cui Asti e Torino) mi hanno inviato centinaia di atti anagrafici anche recentissimi senza alcun problema, addebitandomi solo le spese di affrancatura. Questi ultimi cominciano a partire dal 1866, ma va ricordato che per persone nate prima di quella data fanno ancora fede i registri parrocchiali (come nel caso degli emigrati loro discendenti che intendono ottenere la cittadinanza italiana)."""""
Un'altra persona, che si dedica del tutto gratuitamente alla conservazione della memoria storica degli avi, mi scrive:
"""""A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina: ma non è che la Curia di Alba vuole far microfilmare gli atti parrocchiali per poi metterli a disposizione degli interessati a pagamento? Spero di sbagliarmi, ma allora perché questa diffida?"""""
Un amico mi dice che l'intelligenza è come il coraggio di don Abbondio: uno non se la può dare.
Un altro mi cita Vespasiano, l'imperatore che inventò i gabinetti pubblici a pagamento in pieno centro e li giustificò dicendo: pecunia non olet (il denaro non puzza).
Io, che non pensavo più a quella mia iniziativa stroncata sul nascere, mi limito a prendere atto dei comportamenti. A quando De Pedis all'onore degli Altari?
Continuo a ricevere lettere come la seguente: """""Per caso girovagando su internet mi sono ritrovato sulla sua pagina. Mi illudevo di trovare notizie di un mio Bisnonno nato nel 1855 (mi dicono nei paraggi di Alba, o Monforte). Le scrivo perché sono rimasto basito della censura che ha ricevuto e piacevolmente stupito dal suo agire disinteressato in un mondo dove tutto è lucro . Rimango convinto che nulla è fatto invano. Se alla fine della nostra esistenza , uno , anche solo uno, trae giovamento dal nostro dire o dal nostro fare, l’atto stesso sarà un Domino per altre azioni e il mondo sarà un nuovo mondo di pace e di armonia. Tutto qui, volevo solo esprimerle quello che ho sentito dentro leggendo la sua pagina. Buon proseguimento."""""
Non rispondo direttamente a nessuno, per carità cristiana, ma certamente il divieto impostomi non giova all'elevazione morale delle persone. Mi sento un po' come l'ex presidente dello IOR, Gotti Tedeschi, che, messo lì dal Papa per far chiarezza in materia di traffici bancari Vaticani, e avendo intenzione di farla, è stato subito messo alla porta dal Consiglio d'Amministrazione perché non sa fare il suo lavoro, cioè, non lo fa come vorrebbe qualcuno. De Pedis continua ad insegnare. Io non ero stato messo lì da nessuno, lo facevo gratuitamente e disinteressatamente, avendo visto quanta commozione e meditazione generasse sui miei compaesani. Ma era una fatica che non produceva lucro, né per me né, soprattutto, per altri. Amen.
Sono preoccupato per i miei vuoti di memoria.
Quando mi accinsi a trascrivere - del tutto gratuitamente, a beneficio di tutti e coll'intento di migliorare la sensibilità civile e morale di noi tutti - i nomi dei nati e morti di Novello e Monforte, a partire dalla metà del 1500, pensavo di attirarmi il compiacimento di quanti operano per la salute del corpo e dell'anima dei Novellesi e dei Monfortesi. Dello stesso parere erano i Parroci, veri pastori di anime. Invece, come è noto, il Direttore dell'Ufficio Diocesano per i Beni culturali della Diocesi di Alba e delegato vescovile per i Beni culturali della Diocesi di Alba, mi diffidò dal farlo, altrimenti la denuncia sarebbe stata un "atto dovuto".
Per quel che ricordo, ai sensi dell'art. 328 C.P., atto dovuto è quello del pubblico funzionario o dell'incaricato di funzione pubblica. Ora, ho cercato di riprendere i miei vecchi libri di diritto canonico e, soprattutto, di diritto ecclesiastico, ma non sono riuscito ad inquadrare fra i funzionari pubblici il "Direttore dell'Ufficio Diocesano per i Beni culturali della Diocesi di Alba e delegato vescovile per i Beni culturali della Diocesi di Alba".
Non solo. Siccome il Direttore dell'Ufficio Diocesano per i Beni culturali della Diocesi di Alba e delegato vescovile per i Beni culturali della Diocesi di Alba è anche un cittadino italiano, sono andato a cercare i casi in cui il privato cittadino è tenuto alla denuncia, ma l'art. 364 del C. P. dice "Il cittadino che, avendo avuto notizia di un delitto contro la personalità dello Stato per il quale la legge stabilisce la pena di morte (ora abolita) o l'ergastolo, non ne fa immediatamente denuncia all'Autorità indicata nell'art. 361, è punito....(eccetera, eccetera)". Ma quale reato suscettibile di ergastolo avrei commesso? Eppure, il Direttore dell'Ufficio Diocesano per i Beni culturali della Diocesi di Alba e delegato vescovile per i Beni culturali della Diocesi di Alba - come Bruto, l'uccisore di Cesare - è uomo d'onore e se parla di "atto dovuto" vuol dire che è così e che la mia memoria non regge più.
D'altra parte, proprio per l'elevatezza dell'incarico ("Direttore dell'Ufficio Diocesano per i Beni culturali della Diocesi di Alba e delegato vescovile per i Beni culturali della Diocesi di Alba"), non è assolutamente ipotizzabile che confonda la Repubblica Italiana con lo Stato Pontificio o che parli solo perché la lingua gli scivola. Sarebbe puerile, oltreché offensivo, il pensarlo.
Perciò, ignoro il reato e la perplessità aumenta nel vedere che altri pubblicano gli stessi miei dati (vedere I nobili Borio); non solo, ma li pubblicano in un libro che avrà, com'è giusto che abbia, un prezzo di copertina, mentre io facevo tutto gratuitamente, senza commenti e senza pubblicazione a stampa.
Non posso nemmeno ipotizzare che ci sia stata un'offerta, perché il Direttore dell'Ufficio Diocesano per i Beni culturali della Diocesi di Alba e delegato vescovile per i Beni culturali della Diocesi di Alba è uomo di Chiesa e un'azione non diventa buona o cattiva a seconda dell'offerta. Il Clero Albese non ha niente da imparare dal Sant'Apollinare di De Pedis.
La perplessità aumenta, se penso che altri fanno tranquillamente ricerche araldiche, alla ricerca di quarti (o almeno ottavi) di nobiltà, mentre io le avrei fatte solo per far conoscere ai miei compaesani le difficoltà di vita dei nostri avi; basti pensare a quante volte, dopo l'atto di morte del neonato, si trova l'atto di morte della sventurata madre...
Io sono, di origine, un umile contadino; di nobiltà mi basta (e mi avanza) quella dei genitori della nonna di mia moglie (marchesi De Juliis di Arpino, ramo paterno, e marchesi Doria di Napoli, ramo materno; tutta roba lontano migliaia di chilometri da Novello e dall'unica pecora che aveva mio nonno). Mia moglie stessa, da buona madre di un sacerdote, non ne vuol sentir parlare.
Infine, ho scoperto che decine di volenterosi hanno compiuto e compiono (in altre Diocesi) lo stesso lavoro vietatomi, senza ostacoli.
Conclusione: è proprio la mia memoria che non regge più.
Un'anziana signora, romana e dedita ad attività parrocchiali, mi scrive: "I registri di Monforte ...mi associo ai commenti positivi da lei ricevuti e apprezzo il valore delle sue ricerche. A molti può infatti interessare conoscere le proprie origini, come ai miei cugini materni e a me che siamo andati alla parrocchia di *****, che si venera in *****, un paese vicino a Roma. Abbiamo chiesto al parroco se era possibile consultare i vecchi registri ed egli ci ha accolto in sacrestia, dove erano custoditi tanti registri in pergamena e molto vecchi, nelle bacheche esposte alle pareti. L'unica informazione che avevamo era una vecchia cartolina ingiallita che mia madre orfana in giovane età, custodiva tra le sue cose. La cartolina raffigurava l'interno della parrocchia con il sacrestano, che era nostro nonno. Sui registri dell'epoca era registrato il nome e cognome di nonno Serafino e perfino dei suoi genitori e riportava anche il mestiere del bisnonno che era sarto.
In un'epoca in cui non esistevano molte informazioni, foto, notizie e scritti familiari, mia nonna materna era analfabeta e solo presso il gentile parroco, molto disponibile, abbiamo potuto conoscere i nomi dei nostri bisnonni. Come lei ha scritto. c'è Curia e ..Curia.
Per essere chiari, c'è la Curia di Alba e la Curia di Roma.